Oh, bene: avete letto la prima “pillola” pubblicata un paio di settimane fa, La gestione delle idee, e — se tutto è andato per il meglio — ora un’idea ce l’avete davvero. Ha superato la prova della “prima settimana di oblio”, e continua a tornarvi in mente, magari anche sotto la doccia, fastidiosa e indesiderata come il ritornello di una canzone di Alvaro Soler.
Wowowow. Triplo wow.
Quindi, dopo tentennamenti più che comprensibili, avete finalmente deciso: proverete a scriverla. Che sia un racconto breve, o che abbia ambizioni di romanzo, per ora non vi (ci) è dato saperlo: lo scopriremo solo vivendo, come diceva un saggio.
Preparazione
Se avete letto La gestione delle idee — e spero davvero lo abbiate fatto — dovreste già sapere che, in realtà, avere un’idea e decidere “oh, questa la scrivo” è soltanto il primo di una lunga, lunghissima serie di passi che sarà necessario compiere per arrivare alla stesura della nostra narrazione.
Uno step fondamentale è quello della preparazione, ed è ciò di cui ci occuperemo oggi.
Mettiamo che, tra gli esempi forniti ne La gestione delle idee, abbiate scelto di portare avanti la storia di quell’uomo che guida la Mercedes del suo capo fino al benzinaio self-service per riempire il serbatoio. Abbiamo stabilito che è frustrato perché ha appena scoperto che il suo capo ha quel po’ po’ di macchinone perché (tra le tante altre cose) fa il furbetto e nasconde fondi neri alle Isole Cayman.
Okay… vi renderete conto anche voi che questo è soltanto l’embrione di una storia.
Per farla diventare tale, dobbiamo prepararla.
Da questo momento in avanti — ovvero da quando avete deciso che sì, sarà proprio la storia di Mister Mercedes (dai, scopiazziamo il titolo di un romanzo del Maestro!) a riempire le vostre pagine e/o schermate bianche — tutti i discorsi che abbiamo fatto nella prima “pillola” di creative writing (vi devo mettere ancora il link? no, dai), ovvero “lasciate che sia il vostro inconscio a lavorare per voi” eccetera eccetera e bla bla bla, non valgono più.
Anzi, adesso è giunto il momento di fare l’esatto contrario: pensate alla vostra storia, e pensateci tutto il giorno. E fatelo consciamente. Pensateci prima di andare a letto, pensateci quando siete in ufficio, pensateci quando siete in officina (non se lavorate con macchinari pesanti o pericolosi, però)… insomma, penateci sempre.
Ooops! Mi è saltata una s? Qui sopra — non so se ve ne siete accorti — ho scritto penateci invece di pensateci.
È la dimostrazione di come l’inconscio — non l’ho fatto apposta, giuro, me ne sono accorto solo in fase di rilettura — sia infinitamente saggio: penate sulla vostra storia, oltre che pensarci. Metteteci tutta l’anima, tutte le vostre forze mentali.
Dovete immergervi totalmente nella storia che avete ideato.
È così che si inizia a preparare una storia: entrando in una sorta di trance nella quale i personaggi e gli avvenimenti sono liberi di prendere forma.
È in questo momento che — specialmente per chi è alle prime armi — vi consiglio vivamente di prendere appunti.
Iniziare a strutturare la narrazione
Se all’inizio non solo è tollerabile, ma anche del tutto naturale che i vostri appunti siano raffazzonati, scritti a caso, senza una consecutio ben stabilita, da un certo punto in poi ciò non è più ammesso.
Arriva un momento in cui le idee che via via hanno complicato e reso articolata la nostra storia dell’uomo che porta la Mercedes del suo capo dal benzinaio non possono più essere buttate a casaccio su un block notes o — peggio — su foglietti volanti.
È giunto il momento di dare al tutto una struttura.
I vari metodi possibili
Purtroppo, la scrittura — e in special modo la narrativa — non è una scienza esatta. Quindi, mettetevi l’animo in pace: non esiste un metodo che vada bene per tutti.
Per questo motivo cercherò di elencare, brevemente, quali sono i metodi più usati dagli scrittori che conosco (e sono tanti… sia i metodi, che gli scrittori).
Potete aprire un bel documento di Word e cominciare a infilarci dentro tutti i dettagli che fino a ora sono rimasti a vagare in giro per casa. Già questo semplice gesto — cliccare sull’icona della W e trovarsi di fronte alla schermata vuota — vi spingerà, quasi in automatico, a cercare di dare un ordine al caos che avete generato.
Oppure potete affidarvi a un software semplice, intuitivo e innovativo come Scrivener che è stato pensato e progettato proprio per gli scrittori — quindi è privo di tutte quelle “menate da ufficio” che invece appesantiscono (almeno per noi narratori) la suite Office di Microsoft — che, guarda caso, si chiama Office e non Writing Is Cool.
Non è questa la sede per spiegarvi come funziona Scrivener, ma sul sito trovate numerosi tutorial che ne illustrano le funzioni principali e potete anche scaricare un comodissimo manuale in PDF. Qui mi limito a dirvi che Scrivener è geniale, costa poco (alla fine del periodo di prova gratuito di 30 giorni sborserete meno di 50 euro per la licenza definitiva) ed è davvero pensato per gli scrittori.
Altri miei colleghi, invece, non fanno nulla di tutto ciò: quando hanno consolidato l’idea di base nella loro mente, si mettono lì e scrivono, senza seguire alcuna linea guida preparata in anticipo.
Mi dispiace dirvelo (perché a occhio, erroneamente, vi sembrerà il sistema più semplice e, soprattutto, quello più creativo), ma questo è un metodo che vi sconsiglio con tutte le mie forze. Non solo non vi permette di sapere dove andrete a finire — e, credetemi, scrivere un romanzo per nove mesi, un anno, magari un anno e mezzo e poi rendersi conto che non si è in grado di terminare è una sensazione che auguro soltanto ai miei peggiori nemici — ma sarebbe anche molto presuntuoso da parte vostra: ricordate sempre che siete alle prime armi (altrimenti non sareste su questa pagina a leggere questo articolo) e che…
… ohibò, questa è tanto importante che la metto in una riga a parte, e la evidenzio pure con un bel BOX.
Quindi non fate gli sboroni e lavorate, lavorate con umiltà.
Umiltà, per uno scrittore, non significa essere sottomessi o indecisi. Umiltà, per uno scrittore, significa rendersi conto dei propri limiti e, soprattutto, capire che la comprensione dei propri limiti è la strada più breve per superarli.
Ecco perché vi consiglio di imparare a costruire e a usare una outline.
La outline
Prevengo subito la vostra domanda.
Una outline è una narrazione schematica di ciò che avverrà nel vostro romanzo (o racconto).
È la summa di tutte le idee che avete avuto — sia la prima, embrionale, che tutte le “complicanze” che gli avete aggiunto in seguito.
E, soprattutto, è un documento (scritto a mano, al computer, con Word, con Scrivener, come più vi piace) strutturato.
Una outline, per essere fatta bene — e quindi per essere in grado di aiutarvi nella stesura del vostro romanzo-racconto — deve contenere almeno la metà — tre su sei — di questi elementi (e più ne contiene, meglio è):
- Una scheda sommaria dei personaggi principali
- Alcuni cenni sull’ambientazione
- Le motivazioni che portano i personaggi a comportarsi in un certo modo
- La scansione temporale degli eventi(*)
- Una suddivisione — sommaria, anche solo indicativa — in capitoli
- Frammenti di dialoghi, o descrizione di situazioni particolari
- Un accenno, per quanto vago possa essere in questa fase, a uno o più possibili finali
Vi sarete sicuramente accorti che prima ho parlato di tre elementi su sei, ma che l’elenco ne comprende sette. E che, nell’elenco qui sopra, c’è una voce che non solo è evidenziata in grassetto, ma è pure contrassegnata da un asterisco — e, tanto per non farmi mancare nulla, l’ho anche messa esattamente al centro della lista.
Sapete perché?
Perché la scansione temporale degli eventi non è un elemento a cui potete rinunciare quando iniziate a lavorare sull’outline del vostro romanzo.
È una conditio sine qua non. Senza di essa, non possiamo nemmeno parlare di outline. Senza una scansione temporale degli eventi, si tratta di semplici appunti, solo un po’ più ordinati di quelli che avevate prima.
La outline vi serve per sapere in anticipo come iniziare il vostro romanzo, come portarlo avanti, come far crescere la tensione — e soprattutto come finirlo.
Conclusioni (provvisorie)
La outline è un elemento così importante nel mix che, sperabilmente, vi porterà a scrivere la parola FINE in fondo all’ultima pagina del vostro romanzo che vi dedicheremo un’intera “pillola” di scrittura: la prossima.
Quindi, rimanete sintonizzati. E, se avete qualsiasi domanda, non esitate a esprimerla nei commenti: vi risponderò nel più breve tempo possibile.
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Articolo molto interessante,mi piacerebbe molto poter seguire un corso di scrittura creativa per intero,quando i prossimi articoli?.
Grazie
Grazie mille Valeria. Presto scriverò altri articoli sull’argomento (sono stato un po’ assente dal sito perché ho cambiato tante cose della mia vita 🙂 ma ora riprenderò a buon ritmo). In quanto al corso vero e proprio, per ora non ho idea di quando i miei impegni me lo permetteranno, ma indicativamente direi che settembre potrebbe essere una data molto possibile.
Grazie per il Suo tempo speso per noi, giovani (nelle fantasie…) e sognatori aspiranti scrittori. L’ho conosciuta per caso, leggendo un Suo articolo su melascrivi.it, sito al quale mi sono incautamente iscritta sperando di poter arrotondare qualcosina facendo quello che ho sempre adorato fare…piacerebbe anche a me leggere i prossimi articoli, quindi procedo a compilare il modulo-qui-sotto. Saluti.
Buongiorno Elena, impegni di lavoro mi hanno portato a trascurare il sito per un paio di mesi, ma ora tornerà operativo come (e più) di prima. Ti ringrazio per l’attenzione, e non rimarrai delusa!
Triplo wow! Molto interessante
Spero di non essermi perso gli articoli seguenti sull’argomento
Bravo Stefano
No, non te li sei persi… tra poco il sito tornerà attivo… impegni di lavoro mi hanno tenuto lontano da queste pagine, ma si ricomincia!
Complimenti Stefano, sono stato letteralmente affascinato.
Spero di non essermi perso altri articoli sull’argomento.
Gli articoli mi sono piaciuti moltissimo ! Sono di grande aiuto e mi piacerebbe seguire un suo corso ma abito a Roma purtroppo .
Perciò spero davvero che possa trovare un po’ di tempo tra i suoi impegni per continuare a scrivere sul sito. Grazie e’ bravissimo !
Cara Stefania, innanzitutto grazie. Sì, spero anch’io di tornare a trovare il tempo necessario.
Per i corsi, invece, non devi preoccuparti… li ho sempre tenuti in videoconferenza, proprio per azzerare il problema della distanza, e così sarà anche per i prossimi.